lunedì 28 giugno 2010

«We’re less inhibited»


“«We’re less inhibited, not as cautious about talking about it as in the past» said Sandro Magister, a veteran Vatican journalist in Italy. «There’s been a kind of contagion from other countries» where it was openly discussed, he added” (The New York Times, 26.6.2010).
Era inibito, poverino. Aspettava di essere contagiato.

Io ho un’altra tesi, l’ho già esposta in forma di obiezione a quella di un altro vaticanista italiano, l’ennesimo inibito (“Il giornalista in Vaticano non deve mai venire meno alla legge dell’ospitalità: può scrivere la verità con garbo, usando l’espediente di far intendere invece che dire”).
Scrivevo: “Vale solo per i vaticanisti italiani, perché all’estero non è difficile trovarne di quelli che si pigliano la libertà di trattare il Vaticano come un sinologo può pigliarsi la libertà di trattare la Cina. Cagare nella Sala del Trono della Città Proibita, quello no, ma a un sinologo è lecito scrivere che in Cina c’è una schifosissima dittatura? Se è un sinologo cinese, la cosa non conviene. Bene, direi che i vaticanisti italiani sono sempre stati ospiti così garbati da diventare prima o poi tutti di casa, e della casa hanno pigliato le abitudini, perfino l’aspetto che hanno i servi dei padroni di casa, però dei servi di livello superiore, gente dalle unghie ben curate e dai polpastrelli mollicci. Come dire: sinologi cinesissimi, assai garbati verso la schifosisima dittatura cinese. A me – al lettore – non è che nascondano la verità, questo no, ma me la rifilano con un espediente, talvolta l’eufemismo, talvolta la reticenza, talvolta l’attenuazione, talvolta la metonimia... Se colgo l’allusione nella figura retorica, entro in vibrazione sincrona col vaticanista e allora riesco a coglierne il messaggio, forse. Sennò vuol dire che son zotico, la verità mi sfuggirà e di un vaticanista del genere mi farò l’idea sbagliata, quella di un ipocrita qualunque, cui conviene esserlo” (I vaticanisti vaticani - Malvino, 9.4.2009).
Che poi è l’idea che m’ero fatto di Sandro Magister.

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