martedì 8 febbraio 2011

Leggerete su L'Osservatore Romano di domani, mercoledì 9 febbraio


“Nel 1857 Jean-François Millet dipinse L’Angelus. Vi sono rappresentati due agricoltori, un uomo e una donna, raccolti in preghiera perché è l’ora dell’antica orazione che ricorda il saluto dell’angelo a Maria; gli strumenti posati per terra indicano che per quel giorno il lavoro è finito ma anche che in quel momento sta avvenendo qualcosa che conviene celebrare con un atto di devozione. Infatti ai due contadini fa da sfondo una campagna al crepuscolo; tra poco la luce del sole si ritirerà da quei campi. Il quadro rappresenta allo stesso tempo il fatto naturale, un paesaggio campestre all’ora del tramonto, e quello culturale, due persone in atteggiamento di preghiera. Sembra che l’artista desideri enfatizzare la relazione tra i due fatti: la coppia che prega rivela la pratica di un’abitudine religiosa alla cui osservanza i due sono stati probabilmente iniziati sin dalla prima infanzia; ma anche quanto la condizione di chi lavora la terra favorisca la partecipazione a quell’evento quotidiano durante il quale scompare la luce rispetto a chi vive in città. Una ventina d’anni dopo, verso il 1875, l’illuminazione elettrica nelle città e poi nelle campagne causò un radicale cambiamento nella vita quotidiana del mondo occidentale. Nel mondo nuovo il senso del quadro di Millet rischiava di disperdersi. Le strade, le abitazioni, i luoghi pubblici furono a poco a poco illuminati dalla luce artificiale, e l’eterno ritirarsi di quella naturale non preannunziò più la consegna degli uomini allo sbigottimento e alla paura del buio. Per la prima volta nella storia uomini, donne e bambini a causa di questa scoperta scientifica sono stati inconsapevolmente portati a trascurare il fenomeno naturale durante il quale la luce si ritira e l’oscurità avanza, fenomeno che fino ad allora li aveva predisposti verso una forma di spiritualità spontanea. All’uomo improvvisamente moderno bastò girare un interruttore di porcellana perché quel timore e tremore che nasceva all’avanzare della notte si attenuasse. La permanenza della luce grazie all'elettricità lo rese meno smarrito. L’interruttore accendeva la luce elettrica ma spegneva contemporaneamente lo stato naturalmente religioso dell’uomo nel buio. Si affievoliva quell’andamento dell’anima che, al sopravvenire dell’oscurità e in mancanza della funzione distraente della vista, tendeva in passato a ricorrere all’ascolto della propria ricchezza interiore. Quante domande sul destino umano sono state pensate alla flebile e incerta luce di una candela, quanti viandanti, pastori e naviganti si sono rivolti in termini poetici ai raggi pur freddi della luna! L’ombra rendeva gli uomini sospettosi di essere preda facile di agguati, minacce, trabocchetti, e l’anima invocava spontaneamente l’aiuto e la misericordia dell’onnipotenza divina. Negli uffici illuminati a giorno dall’elettricità si continuano a battere i tasti dei computer mentre fuori il sole tramonta e gli spettatori nelle sale cinematografiche, inconsapevoli di aver mancato il vero spettacolo, ammirano un tramonto sullo schermo mentre fuori la luce del giorno si ritira misteriosamente. Fuori, strade, vetrine e ristoranti risplendono di luce elettrica incuranti del cielo stellato. Ora è sempre giorno…”.

Vi aspetterete da un momento all’altro la scomunica dell’Enel. Tranquilli, non ci si arriva.




5 commenti:

  1. che ci vuoi fare, hanno una predilezione per l'oscurità e la tenebra, giusta punizione della colpa, e per il mito della produzione agraria che esprime l'immobilismo, l'immutabilità dell'ordine delle cose

    com'era romantico quando alla sera non si cenava, non ci si lavava, alle finestre non c'erano vetri, si crepava per un nonnulla, si recitava il rosario e il padrone veniva legittimato dalla chiesa cleptoname perché a nessuno in tali condizioni veniva in mente di svelare ciò che univa le trascendenze al meccanismo di appropriazione, eccetera

    e il giorno dopo si ricominciava a maggior gloria di dio e dei suoi pastori

    siamo sicuri che "arbeit macht frei" non l'abbiano coniato loro per primi? ah già, ora et labora

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  2. Quando si dice "darsi la zappa sui piedi"!

    O anche: "non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere (i lumi)".

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  3. Togli "speranza e paura" e non rimane loro nulla con cui soggiogare. Pardon, predisporre ad "uno stato naturalmente religioso".

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  4. Ciò che non potè il secolo dei lumi poterono le luminarie.

    Oddio, in Italia manco quelle.

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  5. Intellettuali di tal finezza e complessità che se non fossero associati al credo religioso troverebbero senza dubbio visibilità in qualunque consesso culturale.

    Primo: non ho capito da che cosa l'autore del pezzo deduca che i due contadini a casa non avessero le candele. Secondo: mi chiedo se il papa non abbia perso completamente di vista il piacere di farsi una bella passeggiata, da quando gira in papamobile. Terzo: immagino che in OR abbiano una profonda invidia per quei fortunati bucolici di alligatori cristiani. Quarto: bei tempi vero quando i contadini si spaccavano la schiena ma compensavano non potendo mai sfuggire al crepuscolo del tramonto? Quinto: ma dite che se vado sul tetto e mi tolgo gli occhiali da sole, stasera, me ne accorgerò lo stesso che il sole si sta facendo rosso e il cielo blu scuro? Sesto: se mi iscrivo agli scout, almeno mi salvo? Settimo: per favore dite all'autore del pezzo di spegnere l'abat-jour dopo che si è coricato!

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