giovedì 7 luglio 2011

Adagio


Anche prima di aprire un blog, nel 2004, ho sempre coltivato la mania del commentario civile, dal 1975, sicché per ciò che ho scritto di questo paese da sette anni a questa parte ho il mio pc, qui davanti, mentre per ciò che scritto nei trent’anni prima ho uno scaffale pieno di taccuini, alle mie spalle, sulla destra. Bene, in questi giorni ho scritto poco perché mi sono dedicato alla lettura di quello che scrivevo dieci, quindici, venticinque anni fa.
Qui il discorso si fa patetico e dunque vi consiglio di continuare a leggere con un sottofondo che sottolinei lo stato d’animo col quale butto giù queste due righe.


Mi è capitato di leggere le pagine dedicate a Moro e a Berlinguer. Li odiavo a morte, ho visto. Non vi dico cosa sono stato capace di scrivere su Craxi, me ne vergogno perché si va più in là dell’odio. A questi Padri della Patria rimproveravo con tutta la mia rabbia di avere depravato la figlia, già nata con un’indole schifosa, giacché il cattivo sangue, come il buono, non mente.
La prosa mi si è fatta meno truce intorno al 1993, dove l’invettiva furiosa s’è trasformata in sarcasmo, talvolta addirittura addolcito in ironia. Vedevo l’Italia illudersi di una catarsi e scrivevo: “Ma con quale coraggio ve l’aspettate da Di Pietro?”. Poi, quasi di botto, le pagine son diventate serie, quasi seriose, manco subodorassi che Berlusconi mi stesse prendendo per il culo, e assieme a me quei quattro gatti liberali che parevano aver trovato il gattaro. Lasciamo perdere, sennò mi piglio a schiaffi da solo.
Bene, rileggere le cose scritte tanto tempo fa, saltando di taccuino in taccuino, mi ha depresso come non avrei creduto. Perché erano i tempi in cui l’Italia stava male, malissimo, ma non era il cesso che è adesso. Scorrevano gli anni piombo e nessuna alchimia li avrebbe trasformati in oro: sarebbero venuti gli anni di tolla. E io tutta la mia furia l’ho sprecata allora, quando avevo un blog autistico e stavo asserragliato dentro una speranza. Passa la voglia di scrivere, d’altronde non è mai servito a niente se non a stemperare una nevrosi da eterno fuori luogo.
Vi avevo avvertito che sarei stato patetico, non protestate.


5 commenti:

  1. Vedo che vieni a me. Non me ne compiaccio, però. Un mal comune non fa mezzo gaudio.

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  2. Eh, no, Malvino. Almeno dal 2004 non hai solo "stemperato la tua nevrosi da fuori luogo". Hai aiutato noi a stemperare le nostre e, così, a fare meglio, di tanto in tanto.

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  3. Sarà che sono di indole melanconica, ma il tuo post mi è piaciuto molto, finale compreso.

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  4. tutto bello ma la musica non ci sta

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  5. Da fuori luogo di lungo corso, mi sento di dire che la configurazione ambientale è abbastanza ininfluente. Da fuori luogo tra tanti fuori luogo daremmo semplicemente alla cosa un nome diverso, ma la sostanza sarebbe identica.

    Ciò che, soggettivamente, fa la differenza maggiore è la quantità di luogo fuori che, introiettata, ci fa guerra dall'interno. Certo, anche un luogo fuori che sapesse un po' meno di fogna male non sarebbe; ma, in fondo, le rotelle stanno anche peggio dei fuori luogo.

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