mercoledì 18 maggio 2011

Adesso mi è passato un po’

In campagna elettorale si può chiudere un occhio sulle bestialità che scappano ai contendenti, basta considerarli effetti collaterali della voglia di vincere. Certo, sarebbe meglio evitare urla, insulti, colpi bassi. Soprattutto sarebbe meglio evitare lo stupro della logica, dell’evidenza, della memoria. Sarebbe bello sentire dei programmi, leggerci dentro dei progetti, discutere delle idee che li hanno realizzati, cercare di capire a quale immagine di società corrispondano queste idee. Sarebbe bello, ma si sa che la democrazia non nasce dalla trascendenza del bello, e che ha il suo prezzo: ciò che parte dal basso – per legge fisica – ha tendenza a tornarvi.
Bene, voto dal 1975 e non ricordo un punto basso come quello al quale siamo con queste amministrative del 2011: questa campagna elettorale sta facendo pagare un prezzo altissimo alla democrazia, un prezzo che ritengo insostenibile. Tanta volgarità non l’avevo mai vista. Mai sentito gridare così forte per dire menzogne tanto sfacciate.
C’è di più. A differenza di sempre, stavolta è evidente la sproporzione di bestialità che scappano agli uni e gli altri contendenti: quasi tutte escono di bocca da uomini e donne del centrodestra. Almeno finora – ma mancano pur sempre altre 48 ore alla chiusura della campagna elettorale – le opposizioni sembrano aver rinunciato alla quota minima di bestialità che spetta a chi compete.
Si dice che stavolta le opposizioni stiano evitando di fare il gioco di Silvio Berlusconi, rinunciando a farsi coinvolgere in un tipo di contesa che può vincere solo lui, per l’insuperabile maestria in bassezze che riscuotono sempre successo. Pare che le opposizioni – quasi tutte – non vogliano commettere ancora l’errore di accettare la sfida e scendere nel campo dove sarebbero destinate a soccombere: quasi costrette, come per unica alternativa possibile, parlano di idee, progetti, programmi.
Vi avevano perso l’abitudine e si vede che sono impacciate, parecchio confuse, si aggrappano a stampelle retoriche, talvolta instabili. Anche se solo alla meno peggio, rigettano le provocazioni. Prevale una composta indignazione, e sembra resistenza passiva. Ma è altresì evidente che questa sia una scelta obbligata. Pare si faccia strada la rassegnazione, e non rincorre più Silvio Berlusconi col sarcasmo.
Mi è stato difficile scrivere in questi giorni. Scrivevo, rileggevo e mi autocensuravo. Non riuscivo a scrivere altro che del prezzo che questo centrodestra dovrà prima o poi risarcire alla democrazia, non riuscivo a pensare ad altro che a un’intera classe dirigente ammazzata a randellate e appesa a gocciolare sangue, ai suoi servi in fuga sparsa, braccati uno ad uno, costretti ad ingoiare tutte le bugie dette e scritte in questi giorni, ma insieme ai loro denti. Adesso mi è passato un po’ e perciò rimetto mano alla tastiera.
Solo per dire – in fin dei conti, per non dire altro – che questo Lupi che interrompe continuamente Boeri, che elude ogni domanda, che cerca la rissa pronto a ritrarsi nel vittimismo (Ottoemezzo, 11.5.2011) è un vero maleducato. Troppo sanguigno. Troppi denti.




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