lunedì 5 settembre 2011

“Chi ha orecchie per intendere intenda”



L’idea di spostare le feste patronali alla domenica più vicina, uno dei conigli più spelacchiati che questo governo ha tirato fuori dal cilindro della sua manovra finanziaria, ha provocato solo qualche mugugno clericale, e per la semplice ragione che questo già accade, almeno da due decenni, in gran parte del paese. Qualcuno ha sollevato la questione di principio, questo sì, ma si è capito subito che la consegna fosse quella di non insistere troppo, perché lo slittamento delle feste patronali era il contributo simbolico al risanamento economico del paese che la Cei considerava più che conveniente, e sul quale era disposta a cedere, anche per meglio difendere l’intangibilità di assai più sacri principi come le esenzioni fiscali e l’8xmille. E però c’è stata un’eccezione, perché da subito, e poi senza mai cedere, anzi, facendo voce sempre più grossa, il cardinale Crescenzio Sepe si è detto contrario a far slittare la festa di San Gennaro, patrono della città di cui è arcivescovo, arrivando a usare toni assai duri: “Il Senato faccia ciò che vuole, noi facciamo ciò che vogliamo, cioè ciò che vuole Dio, e chi ha orecchie per intendere intenda” (Corriere del Mezzogiorno, 4.9.2011).
Sarà che Napoli, più che una città, è una condizione dello spirito che accomuna il plebeo e il patrizio, ma in queste parole vibra l’eco della sfida che il contrabbandiere di sigarette oppone ad ogni ulteriore inasprimento delle pene che lo Stato decide di erogare a chi commette tale reato: lo Stato faccia ciò che vuole, ma io sono contrabbandiere e contrabbandiere resto. In più, è vero, Sua Eminenza ci aggiunge quel “chi ha orecchie per intendere intenda”, che per metà è evangelico e per metà è camorristico, perché equivale a quell’implicita proposta che in passato fu in più occasioni avanzata da qualche illuminato contrabbandiere di alto rango: concedere a Napoli uno statuto speciale in deroga alle prerogative del Monopolio di Stato. Al netto della sfida alla legalità, il contrabbandiere sembrò dar corpo a un’idea che profumava di liberismo e di federalismo. Così pure Sua Eminenza, sfidando il Parlamento. 
 

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