mercoledì 25 gennaio 2012

Insomma

L’apologo morale era cristallino e ricco di suggestioni allegoriche. Un apologo assai invitante, insomma. Tuttavia sono bastati pochi giorni per capire che i personaggi non erano all’altezza dell’antonomasia nella quale si è cercato di insaccarli: Schettino non era Capitan Codardia, De Falco non era quintessenza del Senso del Dovere. La pratica dell’“inchino”, che all’Isola del Giglio ha trovato l’infortunio che prima o poi doveva trovare, era incoraggiata dall’armatore e tollerata dalle Capitanerie di Porto. Sul ritardo nella segnalazione del guaio, intanto, comincia a configurarsi l’utile della Compagnia: Schettino cercava di pararsi il culo, ma non era un culo tutto suo. È vero, non è rimasto sul Concordia fino all’evacuazione dell’ultimo naufrago, ma la tempistica si va chiarendo: è sceso dalla nave quando già oltre l’80% dei passeggeri erano in salvo e quando rimanere a bordo non avrebbe reso più agevole portare a termine l’operazione. Morire, certo, l’avrebbe reso un eroe, facendo passare in secondo piano la manovra errata. Senza dubbio ha le sue colpe, ma diventa sempre più difficile cimentarle con l’onore di un Capitan Coraggio che impartisce lezioni di etica marinara dalla poltrona del suo ufficio.
Sugli esiti. Non più di due dozzine di vittime, nella peggiore delle ipotesi. Tenuto conto del fatto che i passeggeri del Concordia erano più di 4.200, siamo dinanzi ad un naufragio dagli esiti assai fortunati. Mai tanto chiasso per gli zatteroni di turisti per caso che vanno a fondo tra Tunisia e Lampedusa.

13 commenti:

  1. Mai tanto chiasso per gli zatteroni di turisti per caso che vanno a fondo tra Tunisia e Lampedusa.

    già. e poco o nulla per le condizioni di lavoro della bassa forza di quei luna park galleggianti

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  2. Sono d'accordo solo in parte.
    Come te, sono convinto che la figura di De Falco sia stata incensata ben oltre i suoi reali meriti; così pure condivido la tua disamina sulle pesanti colpe dell'armatore.
    Ma il post mi sembra eccessivamente indulgente nei confronti di Schettino. L'intercettazione diffusa ieri, secondo la quale Schettino, parlando con un interlocutore, dice "quando ho capito che la nave si stava inclinando, ho preso e sono sceso" mi sembra piuttosto chiara. Così come mi pare sia stato chiarito che sia ciò che Schettino ha detto al telefono con De Falco, sia le prime ricostruzioni abbozzate dallo stesso ex comandante, erano colossali fandonie ("scogli non segnalati", "sono caduto dalla nave dentro la scialuppa", "non posso risalire la biscaglina perchè c'è buio", etc.). In più, ci sono varie testimonianze che parlano di uno Schettino già al riparo mentre le operazioni di evacuazione erano nel pieno del loro svolgimento.
    Ma anche se la tempistica fosse quella che dici tu, il comportamento di Schettino sarebbe lo stesso grave: se ha abbandonato la nave quando l'80% delle persone erano erano in salvo, significa comunque che sulla nave ce ne erano ancora quasi un migliaio...
    Io, per formazione culturale, sono contrario alla costruzione di capri espitori e ai linciaggi mediatici; ma la spacconata di Schettino è costata la vita ad almeno una quarantina di persone.
    Le sue responsabilità mi paiono gravissime.

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  3. Pare che Vespa stia provando con tutte le sue forze ad avere come ospite l'armatore, proprietario dei Miami Heat, probabili vincitori del campionato di pallacanestro statunitense. Per fargli un "cazziatone" tanto.

    Ma io non ci credo.

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  4. Purtroppo il 90% dell'informazione, TV, web e carta stampata, in italia è al livello dei più insulsi rotocalchi di gossip.
    quello che ormai è passato sui media, si è tatuato sulle "fragili" menti degli italioti, ovvero che Schettino è l'infame responsabile della disgrazia e merita la fustigazione, e De Falco è l'eroe nazionale (del momento) consacrato con la solita ospitata a Porta a Porta.
    Ormai si bevono tutto, il senso critico si è decomposto da tempo.

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  5. Questa volta usi una categoria estetica - l'apologo morale - per offuscare le responsabilità personali dei protagonisti coinvolti, con il pretesto che non siano all'altezza della narrazione. Dalla nave non si scende, se si è il capitano, non ci sono percentuali che tengano. Lo stabilisce perfino un articolo di legge: se il capitano non sarà all'altezza dell'apologo, la sua responsabilità di cialtrone sarà facile da provare lo stesso. E poi la sua manovra: qualsiasi siano le pressioni che subiva - s'è ipotizzato un po' di tutto: dal potere come fai tu; alla fica come fa Vespa; all'apologo morale, come fa il resto della stampa - il capitano della manovra è e rimane lui. Se alle pressioni avesse saputo resistere, fosse sarebbe stato messo da parte, ma non sapendolo fare, la responsabilità del danno è sua, sia pure per incapacità a resistere alle pressioni. Forse non è all'altezza dell'apologo, perché nella sua cialtronaggine è diverso dagli altri cialtroni che siamo abituati a vedere difendersi molto meglio. Ma sempre responsabile resta, di quei morti, di quei danni. Gli sarebbe bastato tenersi 60 metri più a destra: nemmeno un campo da calcio.

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  6. Non mi pare di aver negato le colpe di Schettino: ho detto solo che la narrazione tornata utile a chi voleva trarne un apologo morale non regge. Sul saper resistere alle pressioni, poi, l'apologo morale si ripropone prepotente, ma ritengo cada ancora, inciampando nella pretesa che sia sempre possibile ciò che è necessario. Schettino pagherà per non aver saputo far combaciare l'essere al dover essere, questo è sicuro, e in qualche misura è anche tranquillizzante. Non è sicuro, e non è tranquillizzante, che dopo la sua condanna (morale e giudiziaria) restino impuniti i correi.

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  7. D'accordo con tutto ciò che dici, sia sulla (finta) perfezione dell'antieroe Schettino, sia sulla davvero eccessiva celebrazione di De Falco. L'unico appunto è che le lezioni, di etica marinara o di qualunque altro tipo, si possono tranquillamente impartire dalla poltrona del proprio ufficio: quelle lezioni, se sono buone, non ne vengono in alcun modo svilite.

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  8. "per non aver saputo far combaciare l'essere al dover essere" ci racconti quante volte e quani sforzi quotidiani fa lei, da medico, per far combaciare le due cose. E ci dica che è un dettaglio. In disaccordo con lei, ogni tanto capita.
    Sulla punizione dei correi siamo d'accordo, invece, e speriamo si vada a fondo. Ma non sia un attenuante.

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  9. Far combaciare l'essere al dover essere: mi accontento di essere in pace con me stesso, e mi riesce con non troppa fatica. Non è un dettaglio, ma non fa la sostanza del mio lavoro, che è un risolvere problemi. Penso a quello, non a raggiungere l'autocompiacimento attraverso quello.

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  10. Il suo lavoro è un risolvere problemi secondo regole e procedure ben precisi non scritti da lei, per questo scrivevo che deve conciliare l'essere al dover essere. Il comandante di una nave è molto più legato al "dover essere" di un medico, è un mestiere di reponsabilità formalismo.

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  11. apologo morale??? ma de che? "Schettino pagherà per non aver saputo far combaciare l'essere al dover essere"? Schettino pagherà per la responsabilità di aver centrato uno scoglio con una nave e per averla abbandonata senza aver portato a termine le operazioni di salvataggio. è semplice. e de falco cosa doveva fare? stare zitto al telefono per evitare il rischio di essere preso per l'eroe di turno?
    Massimiliano Sacchelli

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  12. "È vero, non è rimasto sul Concordia fino all’evacuazione dell’ultimo naufrago, ma la tempistica si va chiarendo: è sceso dalla nave quando già oltre l’80% dei passeggeri erano in salvo e quando rimanere a bordo non avrebbe reso più agevole portare a termine l’operazione." Questo è il periodo con il quale sono totalmente in disaccordo: ammesso e non concesso che l'80% dei crocieristi fosse già in salvo - in nessun articolo o ricorstruzione che abbia letto o visto si desume ciò - ha senso scrivere riferendosi a Schettino che, a quel punto, rimanere a bordo non avrebbe reso più agevole il salvataggio? Qui si parla del Comandante, il più alto in grado all'interno della nave, non dell'ultimo dei camerieri filippini o peruviani (e nemmeno quelli avrei giustificato qualora avessero imitato Schettino&Co.), ossia di colui che in caso d'emergenza - per altro creata da una sua manovra sconsiderata - ha il compito di coordinare le manovre di salvataggio insieme al resto dei colleghi di plancia. Dalla nave.

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  13. Giusto per sapere come funziona.

    A)
    Visto che ancora non tutti sembrano essere scesi dalla nave, Schettino fa ancora in tempo a salirvi su ed aspettare di poter scendere per ultimo?

    B)
    De Falco si è mostrato così perentorio anche durante tutti gli altri "inchini" precedenti a quello andato storto? E se si, ha registrato qualcosa da mostrarci?

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