mercoledì 22 febbraio 2012

Se non vi convince, ci sarebbe Antonio Gramsci


Avete mai letto il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa? Quando avete due o tre orette da perdere, fatelo. Arrivati in fondo, provate a tirare le somme: vedrete che vi sarà impossibile avere un’idea precisa di quale società esca fuori da tutte quelle pagine. Vi sembrerà di essere dinanzi a un monumento di ambiguità, sul piano politico e su quello economico, del quale potrete farvi una ragione in due soli modi.
Il primo è quello di cui ci dà esempio Massimo Faggioli sull’ultimo numero di Leftwing: «Il magistero cattolico sulle questioni economico-sociali è ben più antico del magistero del pontefice regnante, chiunque egli sia. La forza intellettuale del cattolicesimo sta nel fatto che sulle grandi questioni la tradizione viene ribadita e allo stesso tempo sviluppata nel tentativo di essere fedeli al Vangelo in uno sforzo creativo di rispondere alle emergenze sociali del mondo in cui viviamo. Nessuno ormai più sostiene la naturale compatibilità del cattolicesimo col liberismo, né l’idea di un “comunismo originario” nel magistero sociale di Gesù di Nazareth. Nei suoi grandi documenti il magistero sociale cattolico tenta di non prestarsi troppo allo Zeigeist, anche in materia economica. È sulla pelle delle persone che si giocano le dottrine economiche, e la chiesa sa che un magistero sociale respinto dai fedeli è come se non fosse stato mai proclamato»
Convincente? Può darsi. Se non vi convince, ci sarebbe Antonio Gramsci: «Sul “pensiero sociale” dei cattolici –scrive – mi pare si possa fare questa osservazione critica preliminare: che non si tratta di un programma obbligatorio per tutti i cattolici, al cui raggiungimento sono rivolte le forze organizzate che i cattolici posseggono, ma si tratta puramente e semplicemente di un complesso di argomentazioni polemiche positive e negative senza concretezza politica. Ciò sia detto senza entrare nelle quistioni di merito, cioè nell’esame del valore intrinseco delle misure di carattere economico-sociale che i cattolici pongono alla base di tali argomentazioni. In realtà la Chiesa non vuole compromettersi nella vita privata economica e non si impegna a fondo, né per attuare i principi sociali che afferma e che non sono attuati, né per difendere, mantenere o restaurare quelle situazioni in cui una parte di quei principi era già attuata e che sono state distrutte. Per comprendere bene la posizione della Chiesa nella società moderna, occorre comprendere che essa è disposta a lottare solo per difendere le sue particolari libertà corporative (di Chiesa come Chiesa, organizzazione ecclesiastica), cioè i privilegi che proclama legati alla propria essenza divina: per questa difesa la Chiesa non esclude alcun mezzo, né l’insurrezione armata, né l’attentato individuale, né l’appello all’invasione straniera. Tutto il resto è trascurabile relativamente, a meno che non sia legato alle condizioni esistenziali proprie. Per  “dispotismo” la Chiesa intende l’intervento dell’autorità statale laica nel limitare o sopprimere i suoi privilegi, non molto di più: essa riconosce qualsiasi potestà di fatto, e purché non tocchi i suoi privilegi, la legittima; se poi accresce i privilegi, la esalta e la proclama provvidenziale» (Quaderni dal carcere, 5).
Analisi datata? Nel leggere il Compendio vi sarà sfuggito che «la Chiesa non si fa carico della vita in società sotto ogni aspetto, ma con la competenza sua propria, che è quella dell’annuncio di Cristo Redentore. La missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è d’ordine politico, economico o sociale: il fine che le ha prefisso è di ordine religioso. Eppure proprio da questa missione religiosa derivano un compito, una luce e delle forze che possono servire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la Legge divina. Questo vuol dire che la Chiesa, con la sua dottrina sociale, non entra in questioni tecniche e non istituisce né propone sistemi o modelli di organizzazione sociale: ciò non attiene alla missione che Cristo le ha affidato» (68): qualsiasi sistema o modello può andar bene, basta che consenta alla Chiesa la missione che le è propria. 
Crederemo, insomma, a Massimo Faggioli che nel magistero sociale della Chiesa vede la «tradizione cattolica di equilibrio tra capitale e lavoro» o ad Antonio Gramsci che gli riconosce «un puro valore accademico» e lo definisce «elemento ideologico oppiaceo»?

9 commenti:

  1. se invece del compendio il lettore vuole leggersi la rerum novarum può cogliere fiore da fiore:

    «Che ciascuno faccia la parte che gli CONVIENE ... I governi vi si adoperino con buone leggi e savi provvedimenti; i capitalisti e i padroni [un termine che si poteva ancora usare] abbiano sempre presenti i loro doveri; i proletari [idem] che vi sono direttamente interessati facciano nei limiti del giusto [??] quanto possono. E poiché come abbiamo detto da principio, il vero e radicale rimedio non può venire che dalla religione, si PERSUADANO TUTTI quanti della necessità di tornare alla vita cristiana, senza la quale gli tessi accorgimenti reputati più efficaci saranno scarsi al bisogno».

    il pane è il pane che si mangia e non un simbolo consacrato dalle smorfie di un clown. se i preti dovessero guadagnarsi col proprio sudore il pane che mangiano perderebbero d'incanto la "vocazione"

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  2. Il prossimo libro di Fassina si "ripropone di puntare sul cattolicesimo sociale e sui testi di Papa Ratzinger e del cardinale Bagnasco, giudicati il miglior antidoto contro ogni riproposizione del liberismo individualista...".
    Non vedo l'ora di leggerlo, non appena avrò finito il testo "Come guarire dal colera grazie alla riflessologia"
    Grazie PD.

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  3. Scusate, sarò banale, ma il passaggio di Faggioli " nel tentativo di essere fedeli al Vangelo in uno sforzo creativo di rispondere alle emergenze sociali del mondo in cui viviamo", ebbene, è qualcosa di strepitoso. Per la serie: si può inventare sempre qualche nuova assurdità, tanto di spazio ce ne è.
    Un caro saluto al padrone di casa.
    State bene.
    Ghino La Ganga

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  4. Le capriole dialettiche di cui costoro - da papa Pecci in giù - si rendono capaci sono esilaranti.
    Per definre i tentativi di accreditarsi presso le sottane vaticane, compiuti dai cosiddetti intellettuali della cosiddetta classe dirigente del cosiddetto pd, non si trova l'aggettivo.
    Hans

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  5. Quoto Ghino La Ganga.
    http://allegriadinubifragi.wordpress.com/

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  6. Faggioli come Freud ha rovinato tutti quelli che ha incontrato!!!

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