mercoledì 24 ottobre 2012

«Ammazzablog»?

La libertà è imprescindibile dalla responsabilità, ma il web fa fatica a capirlo, d’altronde è giovane e ha tempo.
Occorrono «misure a tutela del soggetto diffamato o del soggetto leso nell’onore e nella reputazione» anche per quanto è pubblicato on line? Da come ci si precipita a solidarizzare con la ragazzina che si suicida perché fatta oggetto di intollerabili molestie da parte di un delinquente al quale aveva dato troppa confidenza, parrebbe di sì: l’onore e la reputazione della ragazzina meritano che sia messo un limite alla libertà del delinquente, anzi, parrebbe meriti perfino che nome e indirizzo del delinquente siano messi a disposizione di chiunque abbia voglia di fare giustizia da solo (e non mi pare di aver letto molti post che biasimassero la cosa).
Da come ci si precipita, invece, a definire «ammazzablog» un articolo approvato in questi giorni alla Commissione Giustizia del Senato, parrebbe di no. Lì c’è scritto che, «fermo restando il diritto di ottenere la rettifica o l’aggiornamento delle informazioni contenute nell’articolo ritenuto lesivo dei propri diritti, l’interessato può chiedere ai siti internet e ai motori di ricerca l’eliminazione dei contenuti diffamatori o dei dati personali trattati in violazione della presente legge». Può chiederlo, sia chiaro, ma chiederlo non vuol dire ottenerlo. Infatti, «in caso di rifiuto o di omessa cancellazione dei dati», chi si sente diffamato «può chiedere al giudice di ordinare ai siti internet e ai motori di ricerca la rimozione delle immagini e dei dati ovvero inibirne l’ulteriore diffusione». È altrettanto chiaro che il giudice dovrà prima valutare se si tratti o meno di diffamazione, e solo nel caso in cui stabilisca che così è, e il blogger si rifiuti di rimuoverla dal suo blog, scatterebbe la sanzione: «multa da 5.000 a 100.000 euro» e rimozione forzata di quella che una sentenza avrà stabilito allora essere senza dubbio una diffamazione. Sant’Iddio, ci dovrà pur essere qualcuno che lo stabilisca e al quale il presunto diffamatore e il presunto diffamato riconoscano il potere di stabilirlo, o no?
Dove sta l’ammazzamento del blog? A me pare che il blogger rimanga libero, ma sia semplicemente fatto responsabile di ciò che scrive. 

Faccio un esempio. L’8 luglio 2008, dal palco del No Cav Day in Piazza Navona, Sabina Guzzanti urlò: «Io non sono moralista, non me ne frega niente della vita sessuale di Berlusconi, ma tu non puoi mettere alle Pari Opportunità una che sta lì perché ti ha succhiato l’uccello!», frase che, due settimane fa, un tribunale ha giudicato diffamatoria ai danni dell’onorevole Mara Carfagna. Non essendoci prove di quanto Sabina Guzzanti affermò in quella occasione, possiamo ritenere giusta la sentenza? Io penso di sì. Si trattava di una vox populi che non sapremo mai se causa o effetto di quanto Clarín e Nouvel Observateur avevano scritto, alcune settimane prima, circa l’esistenza della registrazione di una telefonata nel corso della quale Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini si sarebbero reciprocamente interrogate per sapere come soddisfare al meglio Silvio Berlusconi. Anche se quel nastro esistesse – ma ad oggi nessuno è stato in grado di dimostrarne l’esistenza, tanto meno di renderne pubblico il contenuto – non dimostrerebbe quanto affermato da Sabina Guzzanti (una poltrona da ministro in cambio di uno o più pompini) e la sua rimarrebbe diffamazione.
Bene, ora immaginiamo che Sabina Guzzanti avesse scritto quella frase sul suo blog e fosse in vigore l’articolo approvato l’altrieri alla Commissione Giustizia del Senato: si arriverebbe comunque a stabilire in un tribunale che quanto affermato è diffamazione. Se il post che contiene quella frase fosse rimosso, Sabina Guzzanti non sarebbe soggetta ad alcuna sanzione e le andrebbe addirittura meglio di come le è andata.
Perché si urla tanto all’«ammazzablog», allora? Io penso che sia dovuto al comma 6 dell’articolo: «Se il fatto è commesso da una persona esercente una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione, ferme restando le sanzioni amministrative applicabili, il fatto costituisce illecito disciplinare. Di tale violazione il giudice informa l’ordine professionale di appartenenza per i conseguenti provvedimenti disciplinari». A mobilitare il web contro l’articolo «ammazzablog» sono, in queste ore, per lo più blogger che hanno anche la tessera di giornalista.

Prevedo e affronto un’obiezione a quanto detto: se passa quell’articolo, il blogger sarà intimidito e non sarà più libero di scrivere ciò che vuole. Vero, se non ha prove che la Carfagna sia diventata ministro per un pompino, non potrà scriverlo. O dovrà cancellarlo dopo averlo scritto. A me sembra giusto. Per meglio dire, non mi sembra giusto che la Carfagna si debba suicidare per dimostrare il contrario.
In più, con la confusa normativa vigente sul tema, a rifiutarsi di cancellare ciò che ha scritto, il blogger dovrebbe sostenere le spese di un avvocato, se chiamato in giudizio: qui, invece, il giudice deciderà senza sentire le parti, e dunque, per sapere se io ho diffamato o no la persona che va a chiedergli giustizia del torto che le avrei fatto, non ci sarà bisogno del braccio di ferro che la vulgata vuole vinto da chi ha più soldi.

12 commenti:

  1. Non lo so, non mi è chiaro se quello del giudice sarà un giudizio di merito oppure virtualmente un automatismo, cioè quello di ordinare la rimozione del contenuto. Basta che egli verifichi, non so, che si stia parlando del ricorrente e scatta l'ordine? E se ancora mi rifiuto, ci sarà un procedimento vero e proprio? Insomma, quella sanzione arriverà alla fine di un giudizio vero e proprio, in cui avrò la possibilità di difendermi, oppure no?

    Qui aggiungo che un punto delicato, con il web, sarà sempre chi sarà considerato responsabile. Se il soggetto che si sente offeso da un commento lasciato qui chiederà a te di correggerlo o di rimuoverlo, cosa farai? Beh, conoscendoti forse non lo farai, ma la tentazione ci sarà, di rimuoverlo: facendo il calcolo ti sovverrà che poco avresti da guadagnare a tenerlo. E magari di diffamatorio non c'era nulla, ed eventualmente ne saresti anche consapevole. Discorso simile per i fornitori di servizio.

    Aggiungo che ogni volta che vedo una norma contenente misure riguardanti i motori di ricerca, o una sentenza come ci fu, comprendo che chi la scrive non conosca di cosa stia parlando. Sarebbe come se la legge prevedesse che le biblioteche della Repubblica dovessero venire obbligare a rimuovere dai propri indici tutte le voci che facessero riferimento a contenuti ritenuti, da un giudice, diffamatori (anche se, magari, quel testo nemmeno sia presente in biblioteca, ma solo nell'indice che specifica dove altro trovarlo).

    In ogni caso, ci sono persone che già sono state condannate per diffamazione via web. Non si capisce, allora, la natura speciale del contenuto virtuale e perché la legge debba trattarlo diversamente.

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  2. Di casi ce ne sono tantissimi, quindi non è proprio proprio facile giudizi definitivi in materia. "Ammazzablog" è forse un termine eccessivo, però restano alcuni aspetti che forse andrebbero temperati, anche considerando che sta arrivando un regolamento UE in materia.

    Ad esempio, il fatto che finalmente si passi attraverso un giudice è un passo in avanti rispetto alla vera "ammazzablog", però le multe restano troppo alte per un blogger. Io abbasserei il limite minimo a 500 euro, o forse lo eliminerei proprio.

    A margine, hanno finalmente abolito il carcere per i giornalisti, ma si sono dimenticati la norma che pure lei suggerisce in http://malvinodue.blogspot.it/2012/10/una-semplice-regoletta.html

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  3. Sono daccordo con te e anch'io mi stupisco delle reazioni scomposte e confuse che si levano dalle fila della stampa. D'altronde aver eletto Sallusti a interprete del ruolo di Mandela della libertà di stampa solo per chè alla casta giornalistica serviva un cavallo di troia, non aiuta la causa della chiarezza. Se può accadere che chi di disonestà intellettuale ferisce perisca poi della stessa causa, non sarei sorpreso se tutta la manfrina di ottenere una revisione della morma con la scusa di salvare il culo del falso-martire si risolva in una vera e propria eterogenesi dei fini nell'indifferenza generale. Amaro esempio di quanto nefasto sia il contributo alla crescita civile del paese da parte della ipocrita categoria degli italici intellettuali in genere e dei giornalisti in particolare.


    Ps
    Giguardo alla diffamazione via blog, però, io ricordo di aver confermato, mesi fa, una tua (malvino) asserzione circa un pompino fatto da Ferrara a Sarkozy in piazza San Giovanni. Finiremo mica nei guiai...?
    For the records: "trattavasi di fellatio metaforico" signor giudice, metaforica succhiata al glande del potenziale principe del momento. Una colorita opinione

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  4. Non so se il testo sia lo stesso dell'ultima volta, nel qual caso mi pare che questo commento manchi clamorosamente il punto, non so se per ignoranza o per antipatia nei confronti della categoria dei giornalisti. Come è fatto il provvedimento e quali siano le due conseguenze più controverse lo spiega bene Guido Scorza.

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  5. Mi pare che con sanzioni così pesanti ci possa essere, almeno in parte, il rischio che ha descritto Guido Scorza sul "Fatto Quotidiano":

    "E’ inutile ricordare che se venisse introdotto un obbligo di rettifica, entro 48 ore, per tutti i gestori di siti informatici, il giorno dopo centinaia di migliaia di cittadini, produttori di informazione online rinuncerebbero per non correre il rischio di incappare nelle pesanti sanzioni previste per l’ipotesi di inadempimento all’obbligo di rettifica o, peggio ancora, inizierebbero a rettificare le informazioni pubblicate a prescindere dalla fondatezza o infondatezza della richiesta".

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/11/sullonda-del-caso-sallusti-riecco-l’ammazza-blog/379675/

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    1. Se migliaia di cittadini-blogger ogni giorno fossero effettivamente o si sentissero a rischio di querela per aver diffamato qualcuno tanto da rettificare spontaneamente quanto scritto (il che comunque non mi sembra un gran problema)questo sarebbe un buon indicatore del fatto che il vizietto di mettere i piedi in faccia alla reputazione altrui non sia un atteggiamento esclusivo di alcuni giornali ma che il fenomeno è pericolosamente diffuso e socialmente allarmante al punto di meritarsi di essere fatto oggetto di specifica attenzione penale a scopo general-preventivo. Se Sallusti ha fatto scuola anche tra i blogger ben venga l'estensione del concetto di mezzo-stampa ai blog!
      Se la diffamazione (la cui definizione giuridica non la rende facilmente equivocabile con qualsiasi opinione espressa, come si è tentato di far credere) invece non c'è allora non occorrerà rettificare e lasciare che il sedicente diffamato chieda soddisfazione ad un giudice....va benone! Purchè anche il querelante temerario rischi una sanzione quando la sua querela sia ingiustificata e la verità del fatto divulgato sia la scriminante principale.

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    2. Ancora una volta, caro Ricci, sono completamente d'accordo con lei.

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    3. Non mi risulta affatto che la diffamazione, per come è concepita nella legge italiana, sia inequivocabilmente differenziabile da un'opinione. Mi viene in mente la condanna di Travaglio per aver dato del quasi lombrico a Schifani: che si fa, si condannano tutte le colorite espressioni di disistima nei confronti del politico di turno?
      E poi: casi di blogger che parlano di fatti veri, vengono denunciati e viene rimosso l'intero sito ce ne sono già stati. Non è indicatore di nessun vizietto.

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    4. Attribuire un fatto è solo un'aggravante del reato di diffamazione, per il quale più in generale è sufficiente che esista l'offesa. In questo caso, chiaramente e nel senso più letterale del termine, la diffamazione concerne l'espressione di un'opinione: offensiva, certamente, o reputata tale, ma pur sempre una mera opinione. (quindi dtm fa una contestazione abbastanza corretta, a mio parere)

      Un punto importante, secondo me, è che nel caso dell'editoria la (costituzionalmente enunciata a garantita) libertà di stampa (est. di cronaca) ha sempre fatto da contraltare (zoppicante) alla diffamazione, per cui ogni giudizio si è basato sulla valutazione relativa dei pesi contrapposti. Non credo che si possa estendere ai blog l'aggravio previsto per la carta stampata senza anche estendere contestualmente le tutele. Se devo rispondere delle stesse responsabilità della carta stampata allora un nuovo articoletto della Costituzione dovrà riportare l'enunciato che tutto il Web è libero e che su di esso è tutelato il diritto di cronaca.

      Reitero il mio interrogativo: quello del giudice che ordina rettifica o rimozione di un contenuto online sarà un automatismo o il frutto di un giudizio di merito? E in quest'ultimo caso, come può formarsi un giudizio senza un procedimento e rispettare ugualmente i principi del diritto? Se qualcuno non mi chiarisce questo punto dovrò concordare con quanti sono allarmati, perché in tal caso sarebbe evidente che non avrò alcun modo per sperare di tutelare le mie opinioni, anche se legittime, e quindi sarò costretto a rettificare qualunque cosa.

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  6. Non capisco la condanna della Guzzanti. Secondo me in appello viene assolta. Lei faceva un esempio di una cosa che è impossibile che possa accadere. Lei non ha detto che x ha spompinato y ma ha detto che non si può mettere a capo Di un mnistero delle pari opportunita il sig x che ha spompinato y il quale decide la nomina di x. Un caso del genere sarebbe grottesco!!! Era questo il senso della battuta comica. Verrà assolta.

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  7. Scusate se insisto; il provvedimento è ancora in commissione e non si può dire cosa ne verrà fuori, ma qui pare che tutti parlino di accertata diffamazione, mentre il comma 29 oggetto di (secondo me giusta) attenzione parla di rettifica da pubblicare "entro 48 ore" e "senza commento" "a richiesta". Cioè tu scrivi che io sono mafioso, io ti chiedo di scrivere il contrario e tu hai 48 ore per pubblicare, con pari visibilità, la rettifica. In tutto questo non è intervenuto alcun giudice nè alcuno si è posto il problema che io sia o meno mafioso. A quali derive una stortura regolamentativa simile possa portare non sto qui a ripeterlo. Quello che non è ancora chiaro nella discussione in corso è se la sanzione automatica per la mancata rettifica, che volevano introdurre la volta scorsa, sarà o meno decisa in questo caso da un giudice, che sarebbe una ottima cosa ma in tal caso non cambierebbe quasi nulla dalla situazione attuale, rendendo inefficace (ai fini che costoro si pongono) la riforma stessa.

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  8. Ecco quello che definisco un articolo di stampa non ipocrita sul caso in questione.
    http://triskel182.wordpress.com/2012/10/26/le-colpe-di-sallusti-e-il-bavaglio-marco-politi/
    Bravo Politi (il Fatto Quotidiano di oggi)
    Se si può muovere una critica veniale è che arriva con qualche giorno di ritardo. Arriva quando è chiaro che la salvezza di uno rischia di costare la libertà di tutti... Può correre il rischio di essere letto come l'atto di buttare a mare il cadavere di Sallulti per evitare che la sua carogna in decomposizione appesti il vascello della libera stampa ora che è chiaro a tutti (il dibattito in aula di ieri lascia pochi dubbi) che si sta usando l'alibi ( infondato) della ingiusta carcerazione del giornalista riottoso per consumare vendette di casta. Tutti coloro che hanno solidarizato con Sallusti mistificando la realtà storica e quella processuale, debbono sentirsi egualmente responsabili delle conseguenze del provvedimento che il nostro legislatore dovesse produrre, ancora una volta con i tempi, i modi e la capacità di riflessione di chi vomiti dopo una sbronza.

    Ps
    Ho sentito che da Giornale oggi ha gettato merda anche sulla memoria del fondatore. Una vera e propria compulsione a diffamare a cui non bastano più i vivi! Opure forse solo un messaggio nascosto tra le iconoclastiche righe al padrone per rammentargli di chi si fece servo della sua causa e ora rischia la galera mentre i colonnelli giocano a fare gli oscurantisti dagli spalti di Palazzo Madama. Che spettacolo....Indro, perdonali perchè non sanno quello che fanno

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