lunedì 22 aprile 2013

Corrispondenze

Caro Luigi, mi chiedevo se qualcuno oltre me avesse notato la gustosa conseguenza dell’elezione di Napolitano II, che ora assume sembianze di paradosso. Mi riferisco alla citazione di Einaudi invocata nel ricorso, quando fu sollevato conflitto di attribuzione, e al fatto che Napolitano è successore di se stesso: «È dovere del Presidente della Repubblica di evitare si pongano, nel suo silenzio o nella inammissibile sua ignoranza dell’occorso, precedenti, grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore immuni da qualsiasi incrinatura le facoltà che la Costituzione gli attribuisce». Mi è venuta in mente pensando a quanto questa rielezione, con tutte le sue fanfare, tra le altre cose faccia ancor di più somigliare Napolitano ad un monarca più che ad un presidente. Certamente non potrà dire che il suo predecessore non sia stato molto responsabile.



Nel caso avesse previsto di essere rieletto, ma anche se avesse soltanto lontanamente intuito fosse probabile, si tratterebbe di intelligenza luciferina, ma significherebbe pure che le telefonate con Mancino contengono materia bollentissima: congettura affascinante, ma penso sia sprecata come trama per il filmetto di quartordine che stiamo vedendo scorrere sullo schermo. Personalmente, poi, non riesco proprio a vedere in Napolitano il demone affamato di potere, tuttal più ci vedo il vanesio che tiene molto a guadagnarsi il monumento. Con Mancino deve essersi lasciato andare a qualche scurrilità e ha sollevato il conflitto di attribuzione pensando alla brutta figura che avrebbe rimediato se le intercettazioni fossero state rese pubbliche. Come se la brutta figura fosse da spartire con Einaudi.

1 commento:

  1. Il fatto che non avesse sentito il bisogno di sollevare il conflitto in precedenza contro la Procura di Firenze quando mi pare che, molto preoccupato, si fosse informato con Bertolaso sul numero delle vittime del terremoto aquilano rende in effetti plausibile che la differenza possa essere stata che nell'altro caso le frasi fossero davvero molto imbarazzanti, al limite di poter mettere in discussione l'autorevolezza della persona o dell'ufficio. Mi ha sempre incuriosito sapere di cosa si sia trattato.

    Però io non darei totalmente per escluso, nemmeno, anche se molto meno probabile, che mentre relativamente a Mancino i dialoghi fossero stati ritenuti irrilevanti per l'inchiesta, dai P.M., al contempo ciò che veniva detto dall'altro capo fosse un qualcosa che rientrasse nel novero di ciò che irresponsabilmente il presidente può fare e dire nell'esercizio delle sue funzioni ("mi occuperò di fare questo e quest'altro", per capirci). Non lo escludo del tutto perché, se la posizione della Procura fu che nessuna legge imponesse la distruzione automatica di ascolti accidentali del presidente, coerentemente avrebbero anche dedotto che nel caso che ciò che fosse stato detto dal Presidente fosse stato al di fuori delle sue funzioni, avrebbero ritenuto di poter precedere con ulteriori indagini (per fatti non connessi all'esercizio della funzione). Quindi anche cose dette nell'esercizio delle funzioni rientrano in ciò che è irrilevante per l'inchiesta in corso.

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