martedì 5 agosto 2014

De consolatione picturae


Tra i tanti sottovalutati che i sopravvalutati hanno ingiustamente oscurato c’è Bartholomaeus Spranger (1546-1611), sul quale un giorno, forse, scriverò una monografia. Lo incontrai tanti anni fa a Vienna e da allora, di tanto in tanto, mi torna sotto gli occhi, a ripulirmeli degli effetti speciali del Caravaggio, dei tronfi tripudi del Veronese, degli stentorei epistotoni del Buonarroti. Sensuale senza snervature, lo Spranger è classico e moderno, e soprattutto – perciò vergo questo appunto – è il più grande ritrattista di mani prima del Tiepolo. Le sue dita parlano, e non per chiavi o simboli: direi che siamo davanti a mani che rilevano sentimento. Qui sopra, un suo autoritratto, eloquentissimo del carattere. Sotto, alcuni particolari in attesa di adeguata didascalia.

Cerere e Bacco (1590)


Venere nella fucina di Vulcano (1610)


Venere e Adone (1597)


Giove e Antiope (1596)


Vulcano e Maia (1585)


Venere e Mercurio (1585)


Salmaci e Ermafrodito (1582)


Venere e Marte messi in guardia da Mercurio (1587)


Ulisse e Circe (1585)




2 commenti:

  1. Benissimo e bellissimo/e.
    La scriverai, la monografia, sì.

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  2. Dall'autoritratto pittore di 'temperamento'. Interessanti e sempre indicativi i dettagli
    delle mani, ma se posso, anche per Spranger come per altri grandi (lo stesso Caravaggio in alcuni dettagli ) si può osservare qualche deroga alle loro proporzioni (ce n'est pais grave).Sempre parlando di Grandi.

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