venerdì 26 settembre 2014

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16 commenti:

  1. ottimo. si tratta, nella seconda specie, del linguaggio pubblicitario che di necessità deve essere assertivo. che la politica sia spettacolo, essenzialmente spettacolo, non l'ha inventato certo berlusconi, e del resto ne sono testimonianza questo genere di trasmissioni dove raramente si parla della realtà se non come finzione. che è poi quello che facciamo, subendone il condizionamento, più o meno tutti ...

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    1. .. limitando i danni censurandoci le fonti. Fin dove è in nostro potere, e non è poco.

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  2. Immagino la reazione argomentata e sobria dei renzisti alle parole dell´antropologa Signorelli: "Vecchia babbona, disfattista, parruccona, gufa e anche racchia..." Comunque, no, è anche una questione generazionale: io, alle soglie dei cinquanta, i discorsi e i comportamenti anche dei quasi quarantenni faccio fatica non dico a condividerli, ma a capirli.
    Buona giornata
    Massimo

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  3. mah , io ho sentito Bersani e prima di lui Prodi , questi paladini della corrente "argomentativa" parlare lungamente per dire nulla (e ritengo anche male).
    Che poi questo presunto nuovo linguaggio sia un'eredita' berlusconiana io penso che neanche Travaglio riuscirebbe a sostenerlo.
    Forse la questione e' piu' generazionale di quanto la prof, non pensi . La politica e' cambiata perche' la gente e' cambiata, ai tempi della Tribune Politiche di Jader Jacobelli solo un'elite riusciva a capire cosa dicessero gli ospiti , tuttavia cio' bastava perche' si votava tizio o caio per tradizione , a prescindere, per fede(anche non cattolica), per stima e attrazione dell'inaccessibile (tipo- non capisco nulla di quello che dice ma si capisce che quello e' un cervellone-). Oggi le cose sono cambiate , il consenso e' piu' volatile e chi vota vorrebbe capire cosa dicono le persone a cui delega la conduzione del paese. Per far questo e' ovvio che il linguaggio dei secondi deve adeguarsi ai primi. Ma il linguaggio e' uno strumento non un fine. Se non hai nulla di valido da dire (come molti politici della "prima Repubblica") non c'è linguaggio che tenga. Il livello di comprendonio della popolazione in Italia e' quello che e', fa molto impressione la boutade, l'espediente che solletica la pancia e per comunicare con ampie porzioni di popolazione pare non se ne possa fare a meno. Non mi pare che Berlusconi possa essere considerato responsabile di cio'. Piuttosto gli italiani
    gianni colacione

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    1. sono d'accordo in parte. Grossomodo su tutto, tranne "Ma il linguaggio e' uno strumento non un fine".
      In astratto è assolutamente corretto, nella pratica no. Al linguaggio violento segue a ruota un comportamento violento eccetera.
      Ora, esistono in diversi campi, dalle università alla televisione, una serie di divulgatori molto bravi, che usando un linguaggio semplice, ma corretto, riescono a comunicare a persone che non ne sanno quanto loro alcuni concetti.
      Questa abilità dovrebbe, dico dovrebbe, essere un requisito fondamentale di ogni politico. Non la bellezza, l'intelligenza o altro. Il compito di un politico non è sapere le cose, ma farle succedere. Per farle succedere deve capirne di compromessi e di comunicazione, perchè come deve spiegare all'esperto la sua visione e farla tradurre in concreto deve anche raccontarla al popolo, per evitare di essere arso vivo in piazza. E mediare per raggiungere quel risultato.

      Quindi, in generale, disprezzo chi parla come si parlerebbe a un bifolco. O è bifolco pure lui, o ti sta trattando come tale, oppure è un incapace.

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    2. Al netto di entusiasmi geriatrici e a prescindere dalle idee cui dichiaravano di rifarsi, i tribuni dialoganti di Jader Jacobelli avevano un discreto rispetto per lessico e sintassi, e gli schemi espositivi seguivano uno schema dialettico più o meno accessibile. Oggi bisogna riconoscere
      il superamento della linea rossa dopo aver inquadrato l'on.Razzi et similia.
      Il ricorso metaforico del titillamento delle zone gastroenteriche (..solletica la pancia) è diventato invasivo e a "piuttosto gli italiani" aggiungerei un noi : "Piuttosto noi italiani", tutt'altro che pleonastico.

      lr

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  4. wow la Signorelli è ancora viva??!!

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  5. "Rispettando il pricipio di identità e non contraddizione".E io che credevo che in quella trasmissione televisiva si invitassero molti ospiti con poco tempo a disposizione ciascuno, per arrivare più facilmente allo scazzo, che fa salire l'audience e gli stipendi dei conduttori.E invece Signorelli ,ospite quasi fissa,con la branda nello studio,viene invitata da Floris, per argomentare e argomenta,ma pensa un po', contro "il linguaggio che è nato in connessione ed è stato alimentato dalla televisione...."Uno sputo a Floris ed uno alla Signorelli dici che non è argomentativo?Citando con profoda umiltà "Quello", mi metto da solo dietro la lavagna, in ginocchio sui ceci e anche col cappello d'asino, per ovvi motivi.
    Rogra

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  6. Lasciando perdere il contesto per rimanere invece al cotesto, citando il mio professore di latino e greco, ottimo anche in elementi di retorica antica, quante minchiate che dice questa signora! Zagreo

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    1. Minchiate, un ciufolo! La signora ha ritratto il coso.

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    2. Straordinaria signora, che ha ritratto alla perfezione il coso e anche i 'cosi' fatti a sua immagine e somiglianza.

      Certo la signora, in quel contesto, pareva venire da un altro mondo: tanto che persino la Picierno, dal basso del suo modesto apparato cognitivo, deve essersene resa confusamente conto e per questo, a un certo punto, l'ha aggredita con una volgarità e una violenza da perfetta squadrista.
      A questo punto ho cambiato canale.
      Ma c'era ben poco da cambiare: su Rai3 c'era il programma gemello che faceva anche un po' più schifo.

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  7. C'era un attempato pastore protestante ultra conservatore americano che dopo una "brillante" carriera più che decennale come valido oratore (secondo gli standard di quei quartieri) si fece sputtanare da uno dei suoi tanti giovani prostituti che, vedendolo riversare il solito e famigerato letame in Tv sugli omosessuali, si fece girare gli attributi più di altri e spifferò tutto. Al che gli allegri trascorsi emersero uno dopo l'altro in batteria.

    Perché scrivo questo? Perché da un lato condivido pienamente l'analisi del linguaggio di Renzi, che è equivalente a quello di un oratore che pressapoco argomenti: "l'Italia è in crisi, si deve risollevare, serve cambiare passo e quindi chi afferma che il cerchio non è quadrato non pensa al futuro dei giovani". Dall'altro, però, e mi riferisco al "povero Bersani", qui c'è in atto uno scontro anche con quell'altro modo di operare, che alimenta la popolarità ed il successo del secondo: quello del predicatore americano, o del politico che "sa parlare" benissimo (anche secondo i canoni dei buongustai) ma che non fa discendere quasi solo una singola azione da quel lodevole dispiego di sillogismi e metafore. E chissà che non sia stato anche colpa di quel modo di fare politica ad aver squalificato un linguaggio più razionale: se dietro al linguaggio razionale si celava un'azione priva di connessioni con questo, di quel linguaggio molti hanno finito per diffidare. Anche quella è una forma distorta di uso del linguaggio. È probabile che ci sia un logica anche dietro quel codice di azione, diversa da quella lampante, ma ci è stata sempre celata.

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  8. Per ritrarre il coso mi è sembrato più esauriente Crozza. La signora invece, per quanto saccente, secondo me spara minchiate, obnubilando il senso di una critica del linguaggio. Ma convengo che sono opinioni. Zagreo

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    1. Scusi Zagreo, ma di grazia come si fa a negare che Renzi parli per assunti e deduca senza implicazioni? Io ho persino smesso di rodermici il fegato: sono mesi che attendo che una sola volta entri nel merito di una critica. A qualunque osservazione gli venga posta, egli replica invocando uno stato di necessità, senza mai però metterlo in relazione con l'oggetto dell'osservazione. Tanto varrebbe a questo punto dire che siccome lui è Pinco e Pallo, che non si fa intimidire, che è per il fare, che viviamo in un momento cosiffatto, che loro vogliono cambiare questo paese, che Tizio Caio e Sempronio l'hanno votato per questo, allora che venga abolito il vocabolo "otre" dai dizionari. È la stessa cosa, è esattamente il suo modo di procedere argomentativo. Ecco, uno glielo passerebbe pure se poi nei fatti combinasse qualcosa, che per qualcuno sarebbe utile per altri no: ma ogni giorno di più pare che nemmeno questo sappia fare. Vive e sopravvive di retorica, e questa retorica è aria fritta all'essenza d'olio. Dall'altra parte del suo partito ci sono forse piazzisti altrettanto bravi in altra tecnica -quelli della pubblicità ingannevole- e potrei anche concederlo, ma la differenza di struttura deduttiva non credo che possa essere negata.

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