martedì 16 settembre 2014

Quando un’azienda dal marchio prestigioso...


Quando un’azienda dal marchio prestigioso scopre che sul mercato cominciano a girare copie contraffatte dei suoi prodotti, all’inizio solitamente nicchia. È che all’inizio il prodotto contraffatto è quasi sempre imitazione così sciatta da esaltare i pregi di quello originale, che dalla copia trarrà dunque il vantaggio di riaffermare quanto sia inimitabile, dando così ragione del suo prezzo, scoraggiando l’acquisto di un articolo senza dubbio assai meno costoso, ma di qualità sensibilmente inferiore, che in più avrà la pecca di qualificare l’acquirente come uno sprovveduto o, peggio, come la più patetica versione della fashion victim.
Chi copia, tuttavia, impara a farlo sempre meglio e presto per l’azienda dal marchio prestigioso comincia a diventare un problema serio, con gravi danni per gli utili, ma soprattutto per l’immagine. Per quanto l’occhio esperto, infatti, riuscirà sempre a distinguere il prodotto taroccato da quello originale, man mano che il primo sarà sempre più simile al secondo, comincerà ad aumentare il numero di quanti non riusciranno più a cogliere alcuna differenza di qualità tra i due, e si convincerà che quello contraffatto, tutto sommato, sia un affare. È solo allora che l’azienda dal marchio prestigioso comincerà a sentirsi lesa e a farsi forte degli strumenti che ne tutelano i legittimi interessi.
Non siamo ancora a questo punto con la contraffazione di Giuliano Ferrara che Mario Adinolfi smercia in provincia. È come con le prime Louis Vuitton false che cominciarono a girare una trentina d’anni fa: al momento, solo a un occhio estremamente ingenuo possono sfuggire le differenze tra barba e barba, obesità e obesità, vocione e vocione, sicché tra l’eleganza di un fogliante e la cafonaggine di un vogliolamamma corre ancora la stessa differenza che una volta c’era tra i manici di vacchetta naturale e quelli in nappa lisciviata, tra le borchie in ottone e quelle in alluminio indorato. È differenza che al momento si coglie al primo colpo d’occhio, ma fossi in Ferrara comincerei a preoccuparmi.
Sia chiaro, l’antiabortista d’una certa classe continuerà a scegliere un Ferrara originale, che peraltro col tempo acquista quei segni di usura che impreziosiscono l’oggetto, ma si sa come va il mondo, e per una donna di classe che non rinuncerà mai a una Louis Vuitton certificata ci sarà sempre una dozzina di sciacquette che s’illuderanno di fare bella figura spendendo solo trenta euro dal primo vucumprà.  

10 commenti:

  1. Francamente originale e copia fanno schifo allo stesso modo. Parlo di Adinolfi e Ferrara

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    1. Come ho scritto non conosco Adinolfi, qui di lui ho letto : strutturato 'over size' ('chiatto').Pari siamo.Giuliano Ferrara non mi è affatto simpatico, ritengo sia tutt'altro che stupido (categoria pericolosissima gli stupidi), indipendentemente dallo 'schifo' intellettuale che provochi, ma da quando l'incontrai in un corridoio d'ospedale ,messo com'è, penso che abbia già subito il suo contrappasso.

      LM

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  2. Modesta chiosa di costume e nulla più : le sciacquette frequentano le sciacquette,
    le signore internazionalmente a parità di carta di credito, possono spendere (la classe è un'altra cosa e per queste non avrebbe alcun senso barare) : per fortuna Louis Vuitton è salva.

    Una cosa sembra essere chiara da qualche post in qua : questo Adinolfi (non so chi sia) le sta proprio sullo stomaco! :-))

    LM

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    1. Niente di personale, è la banale lotta della civiltà contro la barbarie:... :-D

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  3. Talvolta c'è anche il rischio, mentre l'imitazione migliora, che la gente si renda con di quanto poco valesse, in realtà, pure l'originale.

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  4. Dotto', scusi l'ignoranza, ma nella foto la borsa originale qual è?

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    1. Quella a sinistra. Non vede che quella a destra ha i principi non negoziabili rifiniti a cazzo di cane?

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  5. Chi produce borse che costano quanto un mese di affitto e uno stipendio normale si merita la concorrenza tarocca a venti e trenta euro venduta sulle spiagge.
    Così, giusto per far incazzare la signora che per comprarsi il portafoglio da quattrocento euro paga la colf in nero senza contributi.
    Ferrara e Adinolfi, invece, non li merita nessuno.
    Al massimo possono meritarsi a vicenda.

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  6. Adinolfi vs Ferrara? Neanche le sciacquette ci cascherebbero!

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