domenica 5 ottobre 2014

A spese di tutte le relazioni intermedie

Al momento, il vertiginoso calo degli iscritti al Pd viene letto da gran parte dei commentatori interni ed esterni al partito come la mutazione genetica subita da un corpo militante che fino a ieri era tra i più fidelizzati. Inevitabile, dunque, che si discuta in qual misura il dato sia da attribuirsi alla segreteria di Matteo Renzi, perché pare ovvio che una correlazione debba esservi, con l’ovvia discordanza nel giudizio di merito che è un dato costante quando si valuta quel che si attribuisce a una personalità dal forte tratto divisivo: di qua, chi pensa che l’emorragia di tessere sia il segno di una grave crisi del partito come comunità di uomini e donne condividenti una pur labile identità ideologica (ma sarebbe più corretto dire etico-estetica); di là, chi pensa che questo, tutto sommato, non sia affatto un dato negativo in vista della nascita di un «partito della nazione», fluido in superficie, ma in fondo assai più solido, proprio perché includente su un programma, piuttosto che su un modello antropologico. Può darsi che questo sia vero, in ogni caso non può essere interpretato come fenomeno che nel Pd trova la testa, quanto la coda: il calo degli iscritti ai partiti politici italiani è un dato costante e trasversale da almeno trent’anni. È che l’Italia non era fatta per il maggioritario, ancorché imperfetto: un bipolarismo basato sulla competizione ad acquisire consenso dal centro non poteva che accelerare il processo di deideologizzazione dei partiti tradizionali, d’altronde in atto già dagli anni Ottanta, portando alla personalizzazione della politica, prima, e alla confluenza dei due opposti schieramenti al venir meno di uno stabile equilibrio tra i carismi delle leadership, poi. Era un sistema destinato a erodere progressivamente le ali estreme per venire a creare un unico polo centripeto, lasciando all’opposizione solo l’astensionismo elettorale. Si verifica così un’inversione dello schema che ha caratterizzato la Prima Repubblica, quando l’astensionismo aveva tratti prevalentemente qualunquistici e il voto era a forte impronta ideologica (ma sarebbe più corretto dire etico-estetica): al centro va confluendo tutto ciò che non ha più un colore, mentre ciò che residua delle vecchie culture politiche si autoemargina, e questo è tanto più evidente nella quota che ne rappresentava la militanza. Su quanto questo implichi in termini di riconversione del potere, si può lasciare la parola a chi ha ben descritto il fenomeno (Colin Crouch, Postdemocrazia, Editori Laterza 2003 - pagg. 79-81):


2 commenti:

  1. Ni. Nel senso, Mr. Crouch assume che il cerchio più interno, quello dei dirigenti, sia composto da persone che seguono il partito di cui costituiscono il nucleo. Ora, proprio nel caso PD, ricordo tutti i balbettamenti per aderire o non al gruppo del PSE, eh no saltava fuori Rutelli,eh no spuntava Fioroni.
    La liquidità renziana, ovvero guardare fuori dal partito e si fottano Civati, D'Alema, i giovani turchi, le giovani marmotte e pure gli anziani che preparano salamelle da anni alle feste dell'Unità, credo sia stata usata soprattutto per eliminare i nemici interni.
    Effimera soluzione, Renzi può tenere imbrigliato il partito solo finchè può sbandierare il 41%, al primo voto popolare che dovesse punirlo, al di là del merito o del demerito, tutti quelli che ha mandato a farsi fottere tornerebbero chiedendo gli interessi e la sua testa in primis.
    Più che cercare la famosa 'vocazione maggioritaria', mi sembra solo un mezzo per scalare un partito in cui i nemici erano davvero troppi, e la cui eliminazione politica sarebbe costata anni di lavoro, ammesso che fosse stata possibile.

    Sull'opportunità di rinnovare il partito in maniera costruttiva, mi basta leggere la cronaca su questioni tipo articolo 18 (che pare l'unico punto della riforma, nessuno che abbia fatto la domanda più elementare 'scusi mr. Renzi, il nuovo contratto andrà a sostituire i cococosa oppure li affiancherà?' che mi parrebbe il giusto terreno di scontro e dialogo) per capire che tutti hanno il culo talmente avvitato alla poltrona, un rinnovamento non è possibile se non a colpi di arma da fuoco. Quello che arriva da fuori, buono o cattivo che sia, è semplicemente alieno, poi Berlinguer s'offende.

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  2. Segue una tendenza europea vedi Germania e Francia oltre le particolarità Italiane.

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