giovedì 1 gennaio 2015

Speriamo bene per l’anno nuovo

Il primo pensiero del 2015 non può che andare a quanti stanotte hanno perso una mano o un occhio per sparare i botti di fine anno. Si tratta per lo più di poveracci – visto mai il presidente di una banca o l’amministratore delegato di una multinazionale sparare botti? – e poveracci che per nessuna ragione al mondo rinuncerebbero a spendere in polvere nera e miccia corta il poco che loro resta della speranza solitamente spesa in Gratta&vinci. Poveracci due volte, dunque, ma forse anche due, tre, quattro volte. E a chi rivolgere il proprio pensiero, quando la retorica del momento preme, se non agli ultimi?
Veniamo ai penultimi, ché la retorica del momento ancora preme, e cioè ai medici che ieri sera hanno attaccato il loro turno al pronto soccorso e hanno passato la notte a rappezzare monconi e a medicare ustioni. Costretti a farlo, prima che per contratto, per quella nobile ragione che ormai suona come un peto di Esculapio. A quest’ora staranno tornando a casa, Dio non voglia abbiano un colpo di sonno al volante, sennò al pronto soccorso non troveranno neanche una barella.
Terzo pensiero a quelli che una volta si chiamavano spazzini ed oggi sono operatori ecologici, che all’ingrato lavoraccio di rimuovere dalle strade tonnellate di cocci di bottiglia dovranno anche quest’anno aggiungere il deprimente dato Istat che dai balconi non si butta altro, finiti i tempi in cui si aspettava San Silvestro per liberarsi di un De Chirico che non s’abbinasse bene al divano.
Quarto pensiero, in attesa che la retorica del momento scemi, ai migranti sul barcone di Capodanno che al primo botto sparato a Lampedusa avranno pensato al peggio, il quinto al povero cardinal Bertone che ora tutti scansano come la peste e avrà passato la serata solo soletto, giocherellando con il tappo, aspettando invano un sms da Gianni Letta, e il sesto vada a chi sogna di andare al Quirinale e non ci andrà.
Un settimo pensiero vada – no, basta, finita la retorica del momento – il settimo pensiero vada a chi anche quest’anno non è morto e, che cazzo, avrebbe anche potuto farci il piacere. Speriamo bene per l’anno nuovo. 

2 commenti:

  1. Poveracci sì ma non economicamente. Conosco una signora, titolare di affermata ditta di arredamento, che ieri ha speso 600 euro in artiglieria. Dice di odiare i botti quando li sparano gli altri, ma i suoi la divertono molto..

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  2. Fermandosi ai poveracci, il peggio che gli capita è di essere lasciati soli. In che senso? Nel senso che sono lasciati senza regole, e, pensando di approfittarne, se lo prendono in quel posto.
    Prendiamo il Comune di Milano. Ha vietato i botti, minacciando multe. Anche i bambini sanno che il rischio di multe a mezzanotte del 31 dicembre è assai remoto. Ma è bastato: niente botti a Milano. La regola era la scusa desiderata per abbandonare una pratica ormai sentita come un peso.
    Incidentalmente (ma non tanto): chissà quanto piacerebbe ai "migranti" (*) trovare un paese con regole. E che delusione dev'essere non trovarle.
    (*) mi si perdonino le virgolette, ma anche quella è una regola.

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