mercoledì 25 febbraio 2015

Massimo Fini, Una vita, Marsilio 2015

È il suo libro migliore, davvero molto bello, a tratti commovente, ma d’una commozione mai umida, mai ruffiana. Alla scrittura, da sempre d’ottima qualità, qui s’unisce la materia, ricchissima, estremamente varia, sapientemente ricomposta. Come per ogni autobiografia, e anche questa non fa certo eccezione, si potrebbe, volendo, star lì a perdere un’infinità di tempo a dissezionare e a catalogare reticenze che velano e iperboli che sparacchiano, ma la compiutezza del narrato fa passare la voglia: Massimo Fini si racconta e si fa prendere sulla parola. Una pessima copertina, occorre dire. Un sottotitolo fin troppo indisponente, che scimmiotta – chissà se ironicamente o no – lo Zarathustra nietzschiano, e dunque è civettuosamente depistante. Un indice dei nomi, poi, che in fondo a un’autobiografia sta sempre troppo come a piedistallo. Tolto questo, un libro eccezionale. Complimenti. E grazie.   

2 commenti:

  1. Piuttosto che leggere Massimo Fini, il relativizzatore non delle religioni o di altri ameni "assolutismi" ( la cui relativizzzione sarebbe opera buona e giusta) , ma dei diritti umani fondamentali; quelli per esser chiari della dichiarazione UNIVERSALE 10 Dicembre 1948, mi faccio togliere un rene e lo dono a un combattente curdo ferito in battaglia

    Alessandro Riccio

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  2. Mi è piaciuto, anche se lo direi un libro di un sedotto più che di un seduttore. Zagreo

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