sabato 30 luglio 2016

C’è quartismo e quartismo

Chiusa la stagione che ci illuse di essere finalmente diventati un paese normale per il solo fatto di essere approdati al tanto agognato bipolarismo, formula magica che avrebbe sanato i mali della Prima Repubblica, a cominciare da quello dellinstabilità dei governi, dalla quale si diceva fossero sortiti tutti gli altri – sia consentito linciso: sè visto quanto fosse magica, la formula – ecco che se ne apre una nuova, quella del tripolarismo, come a insinuarci il sospetto che la normalità non fa per noi, che siamo nati per essere speciali, forse semplicioni, ma refrattari alle semplificazioni, anche a quella di due opposti schieramenti che facciano il pienone di tutte le piccinerie in lizza a surrogare la permanente guerra civile che a chiacchiere ci piace da impazzire, ma che poi stanca, e ci convince che in fondo siamo nati per venire a patti, per costruire le basi di una civile convivenza in cui ci si possa fottere a vicenda, ma a bassa intensità.
È che devesserci stato, col bipolarismo, qualche fraintendimento circa il concetto di normalità, che probabilmente – azzardo unipotesi – devesser nato per il cronico ritardo che ci portiamo nellarrancare dietro un mondo che da oltre un secolo va a zigzag, ma troppo velocemente per gente riflessiva comè noto sono gli italiani: così, mentre il bipolarismo già mostrava chiaramente i suoi limiti perfino nei paesi in cui era quasi diventato forma mentis, noi lo adottavamo con lentusiasmo che lanimale mette nelluso dellorgano che gli è stato conferito da una mutazione vincente, certi che semplificare la selva di particolarismi, per lo più corrispondenti a bassi interessi di famiglie, clan, consorterie e corporazioni, ci avrebbe dato lalternanza, la solidità dellesecutivo, un sano pragmatismo, le ascelle sempre belle fresche e la pelle vellutata. Preso con entusiasmo lo zig, non avevano calcolato lo zag: di una politica semplificata in due opposti schieramenti, uno di destra e uno di sinistra, cioè, per meglio dire, uno di centrodestra e uno di centrosinistra, entrambi a rompersi le corna per conquistare il centro, lasciando a destra e a sinistra zoccoli ritenuti duri, poi rivelatisi friabilissimi, il mondo non sapeva più che farsene. La morte delle ideologie, il ritorno del sacro, la riscoperta dei particolarismi, il revival del nazionalismo, boh, va’ a capire. Due schieramenti erano pochi. O troppi. Pochi per farsi carico delle diverse e perfino opposte ragioni che gemmavano in seno ad ogni schieramento, troppi per quella bella e illuminata dittatura cui anche il più sincero democratico cominciava a fare un pensierino.
Come risolvere laporia? Soluzione allitaliana: tripolarismo. Asimmetrico, per giunta. I tre schieramenti, che insieme raccolgono più dei tre quarti dei votanti, che comunque sono a stento i tre quinti degli aventi diritto al voto, hanno forze pressoché pari, e la cosiddetta morte delle ideologie ha reso estremamente mobili gli elettori, per non parlare degli eletti, sicché un incremento o un calo dei consensi, gratta gratta, non è mai affidato a un progetto di società, talvolta neppure a un programma di governo, ma quasi esclusivamente alla spinta o al risucchio di istanze labili, quasi tutte umorali, che sembra quasi impongano a ogni soggetto politico lo star dietro ai sondaggi, come il tafano sta appiccicato al culo della vacca.
Questo è quanto i tre schieramenti hanno in comune (ovviamente con la vocazione a rappresentare il meglio della società italiana, che non si sa perché si ci accanisce a dare per scontato sia la maggioranza, in un paese dove a ogni vizio morale o intellettuale di un eletto corrisponde con purissima proporzionale lo stesso vizio, per lo più imbruttito, in quanti lo hanno scelto a rappresentarli), ma il resto li fa differenti in tutto: mentre il Pd è un partito (per meglio dire, è un comitato elettorale), il centrodestra è una coalizione (per meglio dire, lo sarebbe a rimuovere due o tre dozzine di problemini che vi si frappongono) e il M5S, invece, è un movimento che fieramente disdegna la forma partito (per meglio dire, ci tiene a darsi aspetto di assemblea permanente, ma in fondo è un marchio dato in franchising a ogni sfessato che sia disposto ad obbedire ciecamente alla politica aziendale).
Non solo: tutti e tre gli schieramenti hanno vocazione maggioritaria, ma, mentre il M5S persegue lobiettivo in orgogliosa solitudine, indisponibile ad alleanze con chicchessia, il Pd e il centrodestra hanno una voglia matta di stringere unintesa, però ci tengono a far finta di esserci costretti, ovviamente per il bene del paese, e ovviamente a malincuore, perché avessero il consenso per far tutto da soli, e vabbè, ma per quanto fior fior di cervelloni si alternino da anni nel tentativo di scrivere una legge elettorale che eviti di avere due poker dassi allo stesso giro, tantè, chi vince è costretto a spartirsi il piatto, sicché si tollera perfino che al rilancio uno dica «servito» e si giochi tutte le fiches che ha davanti, per poi ritirare la posta in gioco se il giro pare butti male. E poi comunque gli ordini vengono da Bruxelles, uguali per chiunque stia al governo, tanto vale far finta di stare al gioco.
Non pensiate, però, che questo non abbia generato disagio. Lha generato, eccome. Lha generato e continua a generarlo, come ieri dimostrava il fenomeno del terzismo e oggi dimostra quello del quartismo. Ma qui occorre intendersi.
Nel definire il terzismo come l’«atteggiamento di chi sostiene una terza posizione autonoma rispetto a due schieramenti contrapposti», il Treccani mette le mani avanti, dicendo che il termine è proprio del «linguaggio giornalistico», come a dissuaderci da ogni considerazione di merito sul significato che qui il significante si incarica di rappresentare. È noto, infatti, che la logica che informa il giornalismo non risponda affatto ai criteri sui quali in altri ambiti si fonda la relazione tra cosa e parola, prevalendo la ratio che piega l’una all’altra, o viceversa, per rendere efficaci delle suggestioni, per lo più servendosi di eufemismi o iperboli.
Nel caso del terzismo, che peraltro è fenomeno tutto giornalistico (nasce e muore dentro al Corriere della Sera, fatta eccezione per le sue emanazioni emulative), la suggestione sta nell’evocazione di una «posizione» che implicherebbe uno spazio ben definito, entro il quale sarebbe possibile riconoscere, se non un’unità di pensiero, almeno un comune sentire, che tuttavia non le conferirebbe i connotati di «schieramento», e questo per il suo non porsi in competizione con le due opposte «posizioni», ma anzi per offrirne ad esse una terza come occasione di mediazione. Niente di più lontano, in realtà, da quanto abbiamo constatato negli interventi di quanti venivano definiti terzisti nel passato ventennio: la loro terzietà sembrava non avere affatto un tratto univoco, né sul piano culturale, né su quello politico, anzi, sembrava non avere neanche vocazione a mediare, accontentandosi di trovare un’equidistanza che servisse ad assicurare un profilo di superiore neutralità.
Tutto uguale col quartismo, che però rivela unasimmetria di neutralità che trova congruità con quella dello schema tripolare. E infatti cè quartismo e quartismo.

[segue] 

8 commenti:

  1. Attendiamo curiosi di conoscere la differenza tra quartismo e quartismo, dopo aver finalmente scoperto che bipolarismo e terzismo altro non sono che varianti della stessa presa per il culo che consente a questo sistema di mantenersi a mezz'acqua senza colare a picco.

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  2. Veramente, io ricordo che il popolo italiano voleva fortemente il sistema maggioritario a collegi uninominali, e tanto per cambiare si è visto servire un misturotto con dentro un bel 25% di proporzionale che ha immediatamente generato problemi di stabilità. E che ha dato poteri di vita e di morte sui governi ai vari Dini, Mastella, Bertinotti eccetera.

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    1. Gentile Peppini, il popolo italiano non si è mai capito esattamente cosa cazzo volesse. Va a momenti: ora vuole questo, ora vuole quello.

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    2. Lo stesso popolo la cui pancia vietò il nucleare non avendo uno straccio di politica energetica in mente, abolì il finanziamento pubblico ai partiti senza pensare a uno scenario successivo (e infatti gli furono serviti i 'rimborsi'), lo stesso che a ogni pedofilo preso invoca il taglio del cazzo, salvo poi pentirsene se il tutto avviene negli attici della Roma bene eccetera.

      Sorprende assai poco che questo gregge voti i Salvini, i Renzi, i Grillo e i Berlusconi.

      E comunque io al quartista preferisco il quartino. Di rosso.

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    3. Insomma vota a destra, il gregge, però governano altri; di cosa ci vogliamo lamentare?
      ps: ho azzardato con Grillo di destra, io non saprei collocarlo.

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    4. Perdonate, ma non è il popolo che fa le leggi elettorali o definisce le politiche energetiche. In compenso, se vota un referendum abrogativo, dà un segnale (più o meno forte a seconda del risultato) su quali sono le strade che i legislatori dovrebbero prendere. Visto che da 25 anni a questa parte i legislatori se ne fregano, sempre meno gente va a votare ai referendum.
      Gentile e stimato Malvino, è vero che gli elettori non conoscono con precisione ciò che vorrebbero, ma al maggioritario bipolare o bipartitico andava concessa una vera possibilità di funzionare. Anche io critico il bipolarismo pomodoro/mozzarella, ma non posso non vedere che sin dalla sua istituzione fosse destinato al fallimento per i ricatti dei partitini 4%.

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    5. "In compenso, se vota un referendum abrogativo, dà un segnale (più o meno forte a seconda del risultato) su quali sono le strade che i legislatori dovrebbero prendere."

      eh sì. Come sul finanziamento sui partiti. Ok, visto che la politica ha un costo che facciamo? Boh, facciamo i 'rimborsi', che i privati non possiamo se no diventiamo come gli USA con le lobby. O il nucleare. E l'energia da dove la prendiamo? Ma dalle centrali nucleari della Francia of course. O come la Brexit. Ok, dobbiamo uscire dall'Europa. Come? Boh, ci penserà qualcun altro, e poi no dai, facciamo uscire Londra dalla GB così le aziende non scappano, anzi facciamole andare in Scozia, insomma io intanto mi dimetto dal partito ma continuo a prendere i soldi da europarlamentare (Farage).

      A me la democrazia diretta pare una fantozziana cagata pazzesca.

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    6. Guardi, è esattamente il mio punto, non so se si era capito. Se votiamo contro il finanziamento PUBBLICO dei partiti, si presume che quello PRIVATO (se trasparente e corretto) sia accettato in sua vece. E invece ne rifanno uno pubblico ancora peggiore. Se voto contro il nucleare, voglio che si dia una spinta forte e agevolata alle energie alternative. Voglio pannelli fotovoltaici su tutti i tetti d'Italia. Lo stanno pianificando in Germania, è un investimento a 30 anni. Brexit invece non c'entra nulla, o meglio, sono anch'io contrario al referendum "dispositivo", per i motivi che lei cita.

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