martedì 25 ottobre 2016

La Pala Radolovich


Una trentina danni fa, nellArchivio Storico del Banco di Napoli, fu trovata una commissione di pagamento per 200 ducati, datata 6 ottobre 1606, che Nicolò Radolovich disponeva in favore di Michelangelo Merisi, il Caravaggio, come acconto per una «pittura che lha da fare et consignare per tutto dicembre prossimo venturo daltezza palmi 13 e mezzo et larghezza di palmi 8 e mezzo con le figure cioè di sopra, lImagine della Madonna col Bambino in braccio cinta di cori dAngeli et di sotto S. Domenico et S. Francesco nel mezzo abbracciati insieme dalla man dritta S. Nicolò et dalla man manca S. Vito».
In fuga da Roma, il Caravaggio era stato preceduto a Napoli dalla sua fama, e quella del Radolovich era solo una delle commesse che lavrebbero tenuto impegnato nei mesi successivi al suo arrivo in città. Incassò e depositò lanticipo, prelevandone la gran parte una ventina di giorni dopo, ma della Pala Radolovich non si è mai più saputo nulla. Fino allaltrieri, almeno.
Laltrieri, infatti, i responsabili del Cartastorie, il Museo dellArchivio Storico del Banco di Napoli, hanno annunciato che giovedì 27 ottobre il mistero sarà svelato. Caricando di suspense levento, ildenaro.it resta sul vago: «Una conclusione del tutto inaspettata». Qualcosa in più si apprende da ilmattino.it: «Grazie alle moderne tecnologie verrà mostrata al pubblico la pala o almeno come avrebbe dovuto essere il dipinto». Sembra si possa escludere il ritrovamento dell’opera o la sua identificazione in un dipinto fin qui attribuito ad altro autore: probabilmente sarà presentato al pubblico un collage, ritagli di altre opere del Caravaggio assemblati a comporre il gruppo descritto dalla specifica di commessa, e non c’è da dubitare che il risultato potrà pure avere un qualche fascino, giacché a costruirlo si saranno certamente chiamate delle eccellenze, sia in quanto a conoscenza della pittura del Seicento, sia in quanto a impiego di Photoshop. Operazione che merita comunque un plauso, e prim’ancora di aver avuto modo di vederne il risultato, perché in fondo è meglio buttar via denaro a questo modo piuttosto che al modo di Banca Etruria e del Monte dei Paschi di Siena.
Ciò detto, credo che per la fin qui introvabile Pala Radolovich possa tornar utile il rasoio di Occam, rammentando che di un’altra opera del Caravaggio, anchessa composta a Napoli tra la fine del 1606 e linizio del 1607, e che oggi è esposta a Vienna (Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie) non si è mai saputo chi fosse il committente o a quale altare fosse destinata, né si è mai trovata notizia di pagamento per la sua realizzazione: parlo della Madonna del Rosario. L’ipotesi che qui mi appresto ad argomentare è che molto probabilmente la Pala Radolovich altro non sia che la Madonna del Rosario.
Rammentando che nel Seicento, a Napoli, il palmo equivaleva a 26,45 cm, comincerei col dire che le sue dimensioni (cm 364,5 x 249,5) corrispondono più o meno a quelle pattuite col Radolovich, e che in essa è effettivamente presente «lImagine della Madonna col Bambino in braccio» richiesta dal committente. Da qui in poi, le possibili obiezioni, che concedo non siano poche: nella Madonna del Rosario non vi sono i «cori dAngeli» che voleva il committente; i santi, che dovevano essere quattro, sono solo due; al posto dei due santi mancanti, sono presenti, inginocchiati, tre lazzari, una donna con suo figlio, un gentiluomo con gorgiera e, in piedi, alle spalle del santo a destra, due personaggi non bene identificabili. Come spiegare queste vistose incongruenze rispetto a quanto era stato concordato col Radolovich?
Il Caravaggio arriva a Napoli in condizioni economiche assai precarie e la commessa del Radolovich arriva nei primi giorni in cui il pittore mette piede in città, quando ancora non gli era stato consegnato lanticipo per metter mano alle Sette opere di misericordia e ben prima che lo strepitoso successo ottenuto da questopera gli procurasse altre richieste e corposi incassi: quel denaro gli era indispensabile, non poteva rifiutare lofferta.
Al momento di accettarla era già intenzionato a prendersi delle libertà rispetto alle indicazioni del committente? Non lo sappiamo, di certo non si sarebbe trattato della prima volta che un committente poi rimanesse contrariato, si pensi a cosa era successo a Roma con la prima versione di Matteo e langelo e con la Morte della Vergine.
Di fatto, il Caravaggio non aveva mai dipinto «cori dAngeli», sebbene proprio per la Morte della Vergine gli fossero stati espressamente richiesti, né ne avrebbe mai dipinti successivamente. Cè da dire, poi, che una composizione come quella richiesta dal Radolovich non consentiva al Caravaggio di dare allopera la forte tensione scenica alla quale non avrebbe mai rinunciato: il quadro avrebbe avuto una dimensione troppo statica, mentre invece il brulicar di vita che aveva trovato nei vicoli di Napoli aveva ulteriormente acuito la sua predilezione per figure in movimento, colte in istantanee di gesti di umanissima quotidianità. Tutto gli sarebbe stato possibile, tranne il santino devozionale col quale il Radolovich pensava di poter ornare la sua cappella a Polignano a Mare, dove però, guarda caso, ancora oggi è viva la devozione alla Madonna del Rosario, cui da secoli è dedicata una festa che si tiene ai primi di ottobre, e la commessa del Radolovich arriva proprio in quei giorni.
Non ci sarebbe da stupirsi se il Caravaggio si fosse preso, come al solito, un po’ troppa libertà e il committente avesse rifiutato lopera, che probabilmente ai raggi X potrebbe pure rivelare qualche successivo aggiustamento allo scopo di destinarla ad altro acquirente. In tal senso si giustificherebbe leventuale aggiunta del personaggio con gorgiera inginocchiato ai piedi di San Domenico e col viso rivolto verso chi guarda il quadro: potrebbe trattarsi della persona che avrebbe dovuto acquistare lopera rifiutata dal Radolovich.
Come dicevo, si tratta solo di unipotesi, ma penso che darebbe risposta a tutti gli interrogativi, attualmente senza risposta, relativi alla Pala Radolovich (fu veramente dipinta? se sì, che fine ha fatto?) e alla Madonna del Rosario (chi la commissionò? perché non si ha traccia di commessa e di pagamento?).

Nota Un lettore mi fa presente che la Madonna del Rosario è stata analizzata ai raggi X, ma che i risultati tenderebbero a escludere che lopera abbia subito aggiustamenti tali da lasciar credere che l’impianto originario rispondesse a quello richiesto dal Radolovich per elementi successivamente modificati (la fonte, tuttavia, non entra nel dettaglio, dunque non è dato sapere su quali argomenti poggi un’affermazione tanto categorica). Mi pare che questo non faccia cadere comunque lipotesi da me avanzata: anche per altre opere del Caravaggio che furono rifiutate dal committente, l’esame radiografico non rivela modifiche che siano motivabili dal rendergli accettabile il dipinto o dall’accomodarlo al gusto di un altro acquirente.    

4 commenti:

  1. Secondo questo articolo l'opera è già stata sottoposta a radiografia:
    http://web.fu-berlin.de/giove/restoration/01_schluss.html

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    1. Non lo sapevo, ma fa piacere leggere: "Ebenso ist nach den Röntgenaufnahmen die Identifizierung des Wiener Bildes mit dem sogenannten Radulovic-Auftrag vom Oktober 1606 aus ikonographischen Gründen nicht mehr haltbar". Mi pare venga in sostegno della mia tesi, anche se non dettaglia quali sarebbero gli elementi emersi allo studio coi raggi X che ricondurrebbero l'impianto originario dell'opera a quello voluto dal committente. Comunque grazie per la segnalazione, la riporterò nel corpo del post appena avrò tempo.

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    2. Veramente dice che l'identificazione è 'non più sostenibile', 'allo stesso modo' di una ipotizzata commissione Colonna-Carafa.
      Questo almeno se ho capito il Begriffo ;-)

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    3. Vero, mi era zompato il "nicht mehr". Ad ogni modo, approfondirò la questione procurandomi gli studi radiografici della Madonna del Rosario.

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